Inaugurato l'itinerario culturale subacqueo delle ancore di Mongerbino (PA) |
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Giorno 2 luglio 2013 è stato inaugurato il nuovo itinerario culturale subacqueo delle ancore di Mongerbino. Erano presenti il Soprintendente del Mare Sebastiano Tusa, Gaetano Lino, già Dirigente della Soprintendenza del Mare, il Comandante dellla Capitaneria di Porto Circomare di Porticello Nicola Silvestri, Lia Emmiti vicesindaco di Santa Flavia, Ciccio Zizzo di AnapiPesca, Domenico Targia Dirigente dell'Assessorato Pesca della Regione Siciliana, Adriana Fresina Direttore del Parco di Solunto e i responsabili dei Diving center che hanno collaborato alla realizzazione dell'itinerario Andrea Santoro del Blue Shark Diving Center, Monica Restivo del Blue Aurea Diving Center e Marco Sabella del Sicilia Sub Diving Center.
A bordo dell'imbarcazione Galileo Galilei, Sebastiano Tusa e Gaetano Lino hanno presentato l'itinerario; successivamente sono stati proiettati due filmati di presentazione dei lavori di realizzazione proposti da Franco Balistreri della Soprintendenza del Mare e da Angelo Curatolo.
E' seguita l'immersione inaugurale che ha visto la partecipazione di numerosi subacquei accompagnati dai diving center locali, del nucleo subacqueo della Soprintendenza del Mare e di una troupe televisiva di Sky che ha seguito l'evento.
'E' ormai prassi - dichiara Sebastiano Tusa - , quando ciò naturalmente sia possibile, evitare i prelievi di reperti di questo tipo dal mare per portarli magari nei sotterranei di qualche museo. Preferiamo lasciarli in loco, nel loro contesto dove assumono maggiore significato, per farli osservare agli appassionati'. L'itinerario è visitabile contattando i Diving Center autorizzati dalla Soprintendenza del Mare.
scarica l'ordinanza dell'Ufficio Circondariale Marittimo di Porticello
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L’itinerario si snoda attraverso un percorso subacqueo compreso tra i 15 ed i 30 metri per una lunghezza di circa m 150 toccando ben sei ancore in ferro abbastanza concrezionate che testimoniano il passaggio di imbarcazioni lungo un arco di tempo che va dall’epoca romano repubblicana all’epoca altomedievale e bizantina. Le sei ancore, infatti, ben rappresentano la più antica e primaria evoluzione formale dell’ancora in ferro che inizia ad essere prodotta in epoca ellenistica e romano repubblicana e dura fino all’epoca contemporanea. E’ interessante ricordare che l’ancora in ferro all’inizio non soppianta il ben noto tipo di ancora con fusto in legno, ceppo e contromarra in piombo in uso dal IV secolo a.C. fino al III sec.d.C. Le prime ancore in ferro erano del tipo cosiddetto a freccia con le marre rettilinee che determinavano un angolo acuto con il fusto. Con il tempo le marre divennero arcuate ed ampliarono l’angolo con il fusto. Dalle marre arcuate si passo alle marre rettilinee impostate perpendicolarmente al fusto dando all’ancora un aspetto a croce o T. E’ il tipo detto anche “patibulato” poiché ricorda il patibolo ed aveva in genere delle piccole unghie all’estremità delle marre. Questo tipo fu ampiamente diffuso in tutto il Mediterraneo durante gli anni dell’Impero Romano fin’oltre la sua fine. In epoca altomedievale, dopo la disgregazione dell’Impero Romano, con la navigazione bizantina si afferma un tipo d’ancora particolare definita talvolta a W. Le marre si allargano rispetto al tipo patibulato sino a creare un angolo ottuso con il fusto. Anche in questo tipo di ancora delle piccole unghie erano posizionate all’estremità delle marre. Tutte le tipologie descritte sono presenti nel nostro itinerario che offre, pertanto, la prova del passaggio di navi nei periodi descritti. Non potremo mai conoscere la storia esatta che c’è dietro ogni ancora del percorso al di la dell’ovvia considerazione che si tratta di oggetti perduti o lasciati sul fondo in varie circostanze. Si potrebbe trattare di perdita dell’ancora perché “afferrata” al fondale, oppure in conseguenza del taglio della cima di ormeggio per il sopravvenire di pericoli derivanti o da condizioni meteo marine improvvisamente peggiorate o, più probabilmente, per il sopraggiungere di navi nemiche o di pirati. Data la topografia dell’area, a ridosso della possente mole di Capo Zafferano, quest’ultima ipotesi sembrerebbe la più probabile poiché l’area si presta ad essere luogo di rifugio. Del resto l’area in questione si trova lungo la rotta tra due mete importati sia in epoca ellenistica che romana: Panormo ad Occidente, e Solunto e le aree limitrofe costiere, ad Oriente. E’, quindi, probabile che le imbarcazioni che perdettero le ancore del nostro percorso erano dirette o provenivano dalle de città summenzionate. Più di questo è impossibile dire a meno che non si voglia incorrere il rischio di tracimare nella fantasia priva di ogni solida base scientifica. |
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CAPITANERIA DI PORTO
UFFICIO CIRCONDARIALE MARITTIMO DI PORTICELLO |
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Si ringraziano per la preziosa collaborazione alla realizzazione dell'itinerario:
Gaetano Lino, Oriana Santoro, Andrea Santoro, Alfonso Santoro, Monica Restivo, Luca Simone Chifari, Gabriele Tiberio, Marco Sabella, Emanuela Cusimano, Gaetano Prestifilippo, Maria Assunta Sciortino, Giovanni Ombrello, Angelo Curatolo, Salvatore Ferrara, Nunzio Giuffrè, Dario Balistreri.
Blue Shark Diving Center di Santa Flavia (PA)
Blue Aura Diving Club ASD di
Santa Flavia (PA)
Sicilia Sub Diving Center di Porticello (PA) |
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